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Trovato un buco nero dalla massa di 20 miliardi di Soli

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Trovato un buco nero dalla massa di 20 miliardi di Soli

Ogni due giorni divora materia pari a due volte la nostra stella.

Redazione ANSA

16 maggio 2018

Rappresentazione grafica di un buco nero supermassiccio (fonte: NRAO/AUI/NSF) © ANSA/Ansa

 

Scoperto un buco nero con una massa 20 miliardi di volte maggiore rispetto a quella del nostro Sole. E’ nato quando l’universo era giovanissimo, è molto distante, si espande ad una velocità superiore a quella ogni altro buco nero finora osservato e sta divorando la materia che lo circonda al ritmo di una quantità doppia a quella del Sole ogni due giorni. La scoperta, dell’Università Nazionale Australiana (Anu), è annunciata sulla rivista Publications of the Astronomical Society of Australia.

Il massiccio buco nero emette quantità enormi di energia, composta principalmente di luce ultravioletta ma anche di raggi X, scrive Christian Wolf, della Research School of Astronomy and Astrophysics dell’ateneo e coordinatore della ricerca. “Se questo mostro fosse al centro della nostra Via Lattea, brillerebbe 10 volte della luna piena. Apparirebbe – ha aggiunto – come una stella incredibilmente luminosa, che farebbe scomparire dalla vista tutte le stelle del cielo”.  

E’ stato possibile individuare questo mostro cosmico utilizzando l’osservatorio della stessa università a Siding Springs, dotato di un telescopio SkyMapper da 2,3 metri. Gli astronomi che lo hanno scoperto, coordinati da Christian Wolf, lo descrivono come “un mostro che divora una massa equivalente al nostro Sole ogni due giorni”.

Gli studiosi hanno guardato indietro fino a oltre 12 miliardi di anni, fino ai primi tempi bui dell’universo, quando secondo le loro stime il buco nero super massiccio aveva dimensioni pari a 20 miliardi del nostro Sole, con un tasso di crescita dell’un percento ogni milione di anni. “Questo buco nero cresce così rapidamente da brillare migliaia di volte più di un’intera galassia grazie a tutti i gas che risucchia continuamente, che causano forte frizione e grande calore”, sottolinea Wolf. Buchi neri così grandi e di così rapida crescita sono estremamente rari. 

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

 

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18 Maggio 2018 at 21:28

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Arido

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Indubbiamente anche lui ha la sua bellezza e il suo fascino. Il deserto e la sua aridità. Anche se per mia ignoranza ne ero all’oscuro, pur nell’assenza di umidità certi deserti sono, a dispetto del significato del loro nome”deserto”, pieni di Vita. Ecco in questi ultimi tempi anch’io sono un po’ come il deserto. Arido ovvero, povero di post nel mio blog ma impegnatissimo in faccenduzze e impegni che come animaletti notturni dei deserti si divertono a scorazzare in qua e là per la mia Vita. E’ un post regalato ad una Amica che giustamente, mi accusa di latitanza dalle pagine virtuali di questi lidi.  Ed è con piacere che torno a postare una foto che pur nella sua desolata assenza di alito umano ha una pienezza di emozione indescrivibile. 

La parola deserto non è solo un sostantivo ma anche un aggettivo col significato di “solo, abbandonato”. Il latino desertum deriva dal verbo deserere che significa abbandonare.  Deserere, a sua volta, è composto da de, con valore negativo, e serere (legare) quindi non più legato. (Wikipedia)

Dedicato a chi slegato dalle proprie catene può riprendere a Volare.

 

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11 ottobre 2016 at 16:12

Bukhara e l’arte del commercio

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Bimba Uzbeka

“Lungo la Via della Seta fluivano filosofie, tradizioni, arti e religioni, ma soprattutto merci. Bukhara era tra le più ricche delle città carovaniere. Tra il XVI e il XX secolo contò fino a 50 bazaar e 75 caravanserragli”. Monica Pinna, Euronews.

Bukhara si è sviluppata intorno al commercio e i suoi bazaar a cupola ancora oggi rendono l’idea di come gli scambi commerciali influenzassero la struttura urbana ai tempi della via della Seta. Bukhara ebbe la sua epoca d’oro nel XVI secolo. Possiamo immaginarla come un enorme ipermercato medioevale, strutturato in modo che le merci transitassero facilmente. L’architetto Zoircho Klitshev:

“La città aveva 11 porte che conducevano al centro. Agli incroci vennero costruite delle aree per gli scambi commerciali. Li chiamiamo Tok. Erano come dei mercati coperti. La strade tra i vari Tok erano protette dal sole per facilitare gli scambi”.

Bukhara si snodava lungo una serie di stradine brulicanti di gente e bancarelle, caravanserragli e bazaar. La città era considerata una delle piazze commerciali più vivaci e cosmopolite del mondo islamico medioevale. L’architetto Zoircho Klitshev:

“L’incrocio principale era coperto da una cupola centrale, mentre cupole più piccole coprivano le strade secondarie. Queste costruzioni monumentali indicavano e proteggevano gli incroci, divenuti luogo di scambio, in modo da preservarli a lungo”.

Entrare in un caravanserarglio è un’esperienza. Non ne sono sopravvissuti più di dieci. Ayoz, in pieno centro, è stato appena restaurato ed è ancora chiuso al pubblico. Anche i caravanserragli avevano una funzione chiave nella rete commerciale cittadina. L’architetto Zoircho Klitshev:
“I caravanserragli erano posti in cui vivere, in cui conservare le merci e in cui realizzare operazioni di vendita all’ingrosso. All’interno c’erano veri e propri magazzini per stoccare e scambiare i beni. I venditori al dettaglio compravano qui e rivendevano per le strade. I caravanserragli sono un patrimonio culturale. Non sono sofisticati quanto i monumenti religiosi, perché furono costruiti per uso civile, ma hanno un’importanza storica”.

Nei bazaar si trovava ogni tipo di merce. Ma qualcosa rese Bukhara famosa ben otre i suoi confini. I tappeti. Ancora oggi riportano i motivi geometrici delle 12 antiche tribù di Bukhara. Il colore è il rosso. Sabina Burkhanova, alla guida l’attività familiare, ci spiega perché:

“I tappeti di Bukhara sono rossi perché i seguaci dello zoroastrismo, religione dominante in tutta l’Asia centrale fino all’affermazione dell’Islam, credevano nel fuoco e nel sole. Quando erano in preghiera, immaginavano il fuoco sui tappeti”.

Una ventina di ragazze si ritrovano ogni giorno nel negozio di Sabina per imparare a tessere seguendo tecniche millenarie. Per realizzare un tappeto possono volerci mesi o anni. Tutto dipende dalla misura, dal numero di nodi per centimetro quadrato e dal design. Sabina Burkhanova:

“Le ragazze impiegano generalmente due settimane per imparare il nodo del tappeto. Per fare un nodo è necessario muovere le dita otto volte. Poi dipende da loro diventare tessitrici esperte. Dipende da quanto sono brave, veloci e in gamba”.

Rano Ibragimova, tessitrice:
“Ho impiegato due settimane per imparare il nodo e tre anni per diventare una brava tessistrice. Ho ancora molto da imparare però”.

Dietro alle aree più turistiche, Bukhara rivela ancora lo charme delle antiche viuzze dove è semplice perdere il senso dello spazio e del tempo.

Monica Pinna, Euronews:
“Lasciamo a malincuore gli artigiani e i bazaar di Bukhara per raggiungere la remota Khiva nella terza e ultima puntata di Uzbekistan Life”.

Copyright © 2014 euronews

http://it.euronews.com/2014/11/25/bukhara-e-l-arte-del-commercio/

 

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26 novembre 2014 at 09:33

Mosca di sera

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18 novembre 2013 at 20:16

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Home

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Dovremmo guardarlo tutti con molta attenzione e proiettarlo nelle scuole come Insegnamento.

Home

http://youtu.be/54FTatnqXjY

Home è un documentario su ambiente e cambiamento climatico di Yann Arthus-Bertrand, prodotto da Luc Besson, diffuso contemporaneamente il 5 giugno 2009 nelle sale cinematografiche di 50 paesi, in concomitanza con la giornata mondiale dell’ambiente. Concepito come un reportage di viaggio, è realizzato quasi interamente con immagini aeree.

Home denuncia lo stato attuale della Terra, il suo clima e le ripercussioni a lungo termine sul suo futuro. Un tema che viene continuamente espresso lungo tutto il documentario è quello del delicato e fondamentale collegamento che esiste tra tutti gli organismi che vi fanno parte.
Il documentario inizia con le riprese di grandi paesaggi vulcanici spiegando la connessione che esiste tra le alghe monocellulari e la nascita della vita sul nostro pianeta.
Successivamente, il documentario approfondisce tematiche riguardanti le attività dell’uomo e sui nefasti effetti che queste stesse attività producono sull’ecosistema. Partendo dalla rivoluzione agricola ed il suo impatto sulla natura, vengono affrontate le questioni riguardanti il petrolio, l’industrializzazione, le città e le disuguaglianze sociali, che non sono mai state così grandi quanto nel nostro tempo. L’attuale situazione degli allevamenti di bovini, la deforestazione in Amazzonia ed in altre parti del mondo, la carenza di prodotti alimentari e di acqua pulita, l’eccessiva estrazione di materie prime e la sempre maggiore richiesta di energia elettrica sono alcuni dei temi trattati. Città come New York, Las Vegas, Los Angeles, Mumbai, Tokyo e Dubai sono mostrate come esempio di pessima gestione con i loro ingenti sprechi di energia, acqua e cibo. Lo scioglimento dei ghiacciai e l’essiccamento delle paludi e dei grandi fiumi vengono mostrati attraverso le riprese aeree effettuate in Antartide, al Polo Nord ed in Africa, denunciando l’aumento della emigrazione di massa e dei rifugiati nel caso in cui non vengano subitaneamente prese le adeguate contro misure.
A questo punto del documentario viene posta l’attenzione sul riscaldamento globale ed il buco dell’ozono. HOME ci spiega come lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare e il cambiamento meteorologico non hanno solo a che fare con il terzo mondo ma che, continuando di questo passo, molto presto interesseranno anche le regioni più sviluppate. Per circa tre minuti del film vengono forniti i dati sulla situazione attuale che vengono visualizzati mediante grandi scritte bianche su sfondo nero.
La conclusione del film cerca di essere al tempo stesso positiva e propositiva. Il documentario, dopo aver mostrato le terribili conseguenze di alcune attività umane sul nostro pianeta e sul suo ecosistema, fornisce indicazioni riguardo alle energie rinnovabili, la creazione di parchi nazionali, la cooperazione internazionale tra le varie nazioni in merito alle questioni ambientali come risposta agli attuali problemi che affliggono la terra. [fonte Wikipedia]

Dolomiti

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18 agosto 2013 at 16:26

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Stonehenge

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Patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO

Stonehenge

Stonehenge, sito Patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO, è uno dei più importanti monumenti preistorici del mondo. La sua costruzione risale a 5.000 anni fa, e a lungo si è dibattuto sull’uso cui il sito fosse originariamente destinato.
Si erge su una collinetta situata nel mezzo di una vasta area pianeggiante della campagna dello Wiltshire, non lontano da Salisbury. Arrivando in auto, le enormi pietre si svelano all’occhio del visitatore già da lontano. Non potrai fare a meno di provare meraviglia, un’emozione grandissima e magari anche un po’ di timore alla vista della dimensione delle pietre, che ti lasceranno letteralmente senza fiato. Anche se le ha già viste in centinaia di foto, ne rimarrai stupefatto.

Il complesso megalitico di Stonhenge è composto da due anelli concentrici di pietre, circondate da un solco scavato profondamente nel terreno. Si pensa che la costruzione avvenne per stadi, durante un periodo di circa 1.600 anni. Tra le pietre ci sono massi di arenaria silicea e pietre provenienti dal Galles occidentale, che viaggiarono per più di 240 miglia per raggiungere lo Wiltshire. Le pietre più pesanti pesano circa 50 tonnellate: per muovere ognuna di esse sarebbe stata necessaria la forza di 600 uomini!

Ancora oggi non è certo quale fosse lo scopo per cui il sito venne eretto. Alcuni pensano si trattasse di un tempio dedicato agli dei, altri pensano fosse un osservatorio astronomico o un calendario preistorico, per via del modo in cui le pietre si allineano alla luce del sole e della luna. Le teorie sono molte ma una solo cosa è certa: Stonehenge è sopravvissuto per migliaia di anni e, qualunque cosa ne pensiate, non potrete negare che la sua esistenza sia legata a qualcosa di sacro.

Per visitare il sito da vicino è necessario acquistare un biglietto d’ingresso ma, anche al di fuori della recinzione, è possibile vederlo abbastanza bene. Inoltre ci sono altri monumenti preistorici ad ingresso libero nelle vicinanze, primi fra tutti i siti megalitici di Avebury e Woodhenge.

Avebury circle è il più grande cerchio di pietre di tutta Europa: è talmente grande che l’intero villaggio di Avebury si sviluppa al suo interno. E’ un luogo magnifico dove sostare e rilassarsi: potrai girare liberamente tra le pietre, fare un pic nic sull’erba e persino tentare di misurare la lunghezza del fossato che circonda il cerchio. Inoltre, potrai esplorare il villaggio, visitare Avebury Manor and Garden e i suoi giardini, o gustarti un drink al pub locale… nel bel mezzo delle stupende pietre millenarie.

Un Omaggio al Solstizio d’Estate.

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23 giugno 2013 at 12:41

Samsara

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29 dicembre 2012 at 17:39

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Presa in prestito

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16 ottobre 2012 at 22:15

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Cammino

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Written by Fasix

4 ottobre 2012 at 22:37

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